E' vero lo ammetto sto scazzato... voglia di festeggiare il Natale, fare regali, sorridere ed essere felici = zero. Pensavo di essere il solo... ma con chiunque parli sento sempre più spesso la frase: "lo odio il natale".
Allora rimango perplesso e cerco di capire... Non si può detestare il Natale, che senso ha? Quello che è vero è che questo periodo amplifica tutte le nostre emozioni... e se c'è un pò di tristezza o un vago senso di solitudine o un pò di amarezza... bè il tutto si ingigantisce. E la colpa diventa del Natale.
Come diceva Lucariè nella commedia di Eduardo? "Nun me piace o' presepe". In realtà non ci piace come ci vediamo in questi gg... non ci piace il fatto di non avere un sorriso stampato in faccia, non ci piace aver perso la speranza, non sapere che faccia avrà il nostro domani e se questo diamine di futuro un brivido saprà ancora donarcelo, se riusciremo ancora ad emozionarci sul serio.
E' la non voglia di Lucariello di alzarsi dal letto che gli fa sembrare tutto brutto. E' la luce che non filtra nella stanza. E' la non partecipazione a ciò che gli sta attorno.
Allora sai che faccio? Non mi impongo che le cose siano in un certo modo. Mi alzo dal cavolo di letto. Mi vesto come se fossi felice. E tengo gli occhi aperti... Magari le luci del presepe qualcosa mi accendono dentro...
Una cassetta ed un pò di benzina. Non mi ci voleva molto per essere felice a 18 anni. La patente appena presa. Papà che ti lasciava la macchina Ma dove devi andare? In giro... In giro dove? In giro... Sempre la stessa cassetta, quella che mi accompagnava nelle uscite di quegli anni: tutto Titanic e in coda tutto La Donna Cannone. Le prime note di Belli Capelli per me vogliono dire folle, quadro, accensione, un filo di acceleratore, prima, via la frizione ed una sensazione di felicità e libertà assolute. Dimenticavo tutto, il mondo scompariva, ero io, la mia Giulietta 1600, la musica di De Gregori a farmi da colonna sonora e strade infinite da percorrere. Non è che mi bastasse semplicemente, mi riempiva. Mi sentivo libero, cambiavo strada ogni volta, il braccio fuori dal finestrino, cantavo, pensavo, mi perdevo nel mondo attorno a me, accompagnato da poche note e da una voglia di vivere irrefrenabile... c'era poco che potesse andare male. Il mondo era colorato a colori pastello, il mondo suonava come una dozzina di violini e profumava d'erba tagliata. Ricordo che a volte l'emozione di quello che pensavo, immaginavo, sentivo... era così forte che dovevo accostare, aprire il finestrino e darne un pò al mare, che lui si che ha spalle grosse. Vero? Ne vorrei ancora di quei momenti, vorrei che tutte le cose che ho vissuto in questi anni non mi facessero da zavorra, vorrei che tutto quello che ho imparato mi rendesse veramente libero. Vorrei trovarla ancora una ricetta magica come quella. Due ingredienti semplici per un animo troppo complicato. Una cassetta ed un pò di benzina. Non credo servisse altro.
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